Da quasi un anno riceviamo ogni giorno notizie sulla pandemia da Covid. L’aggiornamento riguarda nuovi casi, ricoveri, morti e minacciose previsioni sul futuro. Non mancano annunci mediatici che si rivelano spesso eccessivamente ottimisti o pessimisti.
Non c’è dubbio che siamo di fronte alla più devastante epidemia degli ultimi 100 anni. Anche se ad oggi l’AIDS resta la prima causa di morte “simile” alla Sars-2CoV-19 in quanto causata da un nuovo virus (nuovo negli anni’80), è chiaro che stiamo vivendo una profonda e rapida modifica della nostra vita e della società mai osservata prima a livello globale.
A differenza dell’AIDS, l’infezione da Covid ha vie di contagio non controllabili e si ritiene possibile ottenere rapidamente un vaccino efficace. Per ora tuttavia il vaccino è una ragionevole speranza e non una certezza. Senza vaccino, la pandemia è destinata ad andare avanti con fasi più intense e meno intense, condizionate anche da leggi e provvedimenti locali. Anche il vaccino tuttavia potrebbe non essere risolutivo poiché non è chiaro quanto duri l’immunità contro il Covid-19.
Le misure restrittive dei contatti tra persone e il blocco dei viaggi sembrano oggi gli unici provvedimenti capaci di mitigare il contagio. Mitigare significa attenuare, non risolvere. La mitigazione allunga i tempi di diffusione del contagio consentendo alle strutture sanitarie di far fronte alle necessità di posti letto in particolare in rianimazione. Il termine tecnico mitigare ha quindi un’evidente connotazione pessimistica se riferito all’efficacia di rendere mite (dolce ) un evento spaventoso quale è la necessità di rianimazione e l’eventuale non disponibilità di quest’ultima.
La pandemia è relativamente imprevedibile perché si tratta di una malattia nuova, causata da un virus nuovo, ma già oggi ha trasformato la nostra vita e probabilmente alcune modifiche resteranno nel tempo almeno per molti anni. Le due conseguenze più evidenti sono la paura e la distanza sociale. Anche in questo caso il termine acquista una valenza diversa da quella in cui normalmente è usato. La distanza sociale NON è desiderabile in condizioni di normalità, ma diventa tale perché necessaria a proteggerci dai contatti in corso della pandemia. La conseguenza della distanza sociale per tutti noi è la solitudine. Alcune persone sono più pesantemente colpite e già oggi sono evidenti le conseguenze particolarmente negative sulla salute dei malati cronici, i cui controlli medici sono resi difficili dalla pandemia. Sembra inoltre che almeno alcune condizioni croniche siano associate ad una maggiore suscettibilità all’infezione da Covid-19. Anche in questo caso suscettibilità è un termine insolito perché definisce un maggiore rischio di contrarre l’infezione o di averne conseguenze peggiori, piuttosto che l’ accezione comune del termine, riferito spesso alla “permalosità” di una persona a critiche anche amichevoli.
In questa fase della pandemia le misure varate dalla maggior parte delle nazioni europee limitano -fino a vietarli- i contatti tra persone, i viaggi e molte altre attività. I provvedimenti appaiono spesso illogici quanto non addirittura grotteschi. Va considerato però che i contatti sociali si sono dimostrati i principali responsabili della diffusione del contagio. Con i viaggi il virus ha raggiunto l’Europa partendo dalla Cina. Poi si è diffuso negli ospedali e quindi, in estate, si è diffuso nei luoghi di divertimento (le discoteche) e in autunno nelle scuole.
L’altra caratteristica dell’epidemia da Covid-19 è la gestione molto “politica” e poco “medica” , con una forte amplificazione mediatica delle notizie. Le decisioni sono frutto di compromessi che accettano un “ragionevole” rischio. Inutile dire che il termine ragionevole è tutt’altro che definito e lascia molti margini di interpretazione. La gestione politica è in parte dovuta alla necessità di preservare le strutture sociali e produttive e la tenuta economica della nostra società ma presenta aspetti inquietanti talvolta illogici, perfino inaccettabili che si spiegano solo con la gravità della situazione. Si trattano i numeri con avventato entusiasmo o con un ingiustificato nichilismo. Non raramente gli aspetti economici prevalgono su quelli sanitari e intere categorie o aree di attività stanno scomparendo mentre altre prosperano.
Questo scenario andrà probabilmente avanti per diversi mesi ma è ragionevole sperare che con i mesi caldi si riduca il contagio e si torni gradualmente alla libertà. Questi tempi sono una stima che coincide con una visione (ottimistica) della disponibilità ed efficacia del vaccino.
Lourdes ha un ruolo forte e importante nella vita di tutti noi e torneremo a Lourdes. Lourdes non cambia ed è la sede più importante del mondo del pellegrinaggio di persone con malattie croniche per le quali è la sede vera dei contatti sia personali che spirituali. Lourdes è la rappresentazione di un modo di curare che implica il contatto, un contatto personale intenso e profondo tra malati e chi si prende cura di loro, in prima fila gli infermieri, i barellieri, i medici e il meraviglioso volontariato di Lourdes.
Il presupposto per tornare a Lourdes è la fine (o l’attenuazione /mitigazione) dei divieti di viaggio. I divieti di viaggio saranno sperabilmente attenuati e le riaperture saranno graduali e progressive. Quindi passerà un po’ di tempo prima che sia possibile tornare a Lourdes in piena sicurezza.
Molti pellegrini di Lourdes sono persone “fragili” un altro termine tecnico che evoca caratteristiche diverse da quelle cliniche e fa pensare a “materiali che si rompono facilmente” piuttosto che a persone delicate da preservare con amore e prudenza.
In realtà la caratteristica dei pellegrini di Lourdes è affatto diversa dalla fragilità e può essere definita con un altro termine tecnico di gran moda in medicina e che è il contrario della fragilità. Il termine è “resilienza”, un termine tecnico originato da una caratteristica dei metalli che ne descrive la resistenza a rompersi sotto pressione. In tempi di pandemia resilienza definisce la resistenza e insieme la sua adattabilità di una persona con problemi di salute in condizione di stress. In altri termini resilienza è la capacità di una persona di trasformare un evento traumatico come la malattia cronica o la disabilità o anche il rischio legato alla pandemia, in una circostanza positiva. Quindi un pellegrino di Lourdes resiste e si adatta a condizioni difficili e lo stesso fa chi lo assiste e lo accompagna. Allo stesso tempo tuttavia è necessario agire responsabilmente nel corso di un pellegrinaggio futuro e seguire le regole relative alla prevenzione del contagio che saranno disponibili.
La grande partecipazione di persone a Lourdes rende inevitabile l’assembramento, un altro termine che ha oggi una connotazione negativa che stride con la gioiosa partecipazione della folla di pellegrini a Lourdes.
Ci sono quindi le condizioni logiche per prevedere che con l’attenuarsi dell’epidemia e dei divieti Lourdes riparta, spinta dalla sua storia e dalla volontà dei pellegrini di tornare “a casa”. Il ritorno a Lourdes richiederà tuttavia alcune precauzioni e limitazioni soprattutto nella sua fase iniziale, sperabilmente nella prossima primavera/estate.
E’ necessario esplorare strategie di comunicazione, mantenere i contatti, creare consuetudini, condividere. Si tratta di amplificare la resilienza, l’adattamento alle condizioni ostili della pandemia. Bisogna vincere la tentazione di aspettare passivamente che tutto questo passi per tornare alle condizioni precedenti.
Tuttavia ci sono due punti de- licati che richiedono attenzione già oggi.
Il primo è la continuità di Lourdes in un tempo che richiede distanza. Non sappiamo con chiarezza quando torneremo a Lourdes ma ne avvertiamo la necessità. Lourdes manca e diventa necessario mantenere un contatto con Lourdes. I canali televisivi e sociali, in generale le telecomunicazioni, devono assicurare la continuità del contatto con Lourdes. Ovunque nel mondo si stanno ridefinendo i percorsi diagnostico-terapeutici dei malati sulla base della pandemia: si sviluppa la medicina a distanza (telemedicina, appunto), si valorizzano i racconti (l’anamnesi), si valutano i sintomi rispetto ai segni riscontrabili con difficoltà senza una visita diretta, si cercano i segni visibili a distanza (la frequenza respiratoria o gli esantemi, che possono essere visti in foto o in video ). In un tempo difficile si esplorano risorse e strade nuove, si utilizza quello che è disponibile. Si scoprono nuove risorse e percorsi che erano stati messi da parte.
Lo stesso riguarda i contatti sociali. Le moderne tecnologie aprono possibilità un tempo impensabili. Facciamo lezioni, visite mediche, colloqui e gruppi a distanza. La parola “webinar” è un neologismo che mette insieme web (rete, riferito a internet ) e seminar (se- minario). In sostanza identifica una comunicazione o una conferenza o una predica che vediamo e ascol- tiamo a distanza. Pur se a distanza si tratta di contatti diretti che oggi sono la più frequente forma di apprendimento.
Bisogna essere a Lourdes da casa. Bisogna farlo anche per Lourdes, aspettando di poter tornare a Lourdes. E’ importante il contatto tra i pellegrini, tra gli operatori, tra i religiosi, e tra tutte le categorie del “mondo di Lourdes”. E’ necessario esplorare strategie di comunicazione, mantenere i contatti, creare consuetudini, condividere. Si tratta di amplificare la resilienza, l’adattamento alle condizioni ostili della pandemia. Bisogna vincere la tentazione di aspettare passivamente che tutto questo passi per tornare alle condizioni precedenti.
Torneremo a Lourdes ma non è chiaro quando e saremo un po’ cambiati da quest’esperienza e da cosa saremo stati capaci di fare e di essere durante la pandemia.